J.CONCEJO E R.LA CAPRIA

Il mare.

È una distesa d’acqua salata, sopra la crosta terrestre.

È crocevia di forze ed interconnessioni temporali e si esprime con un movimento ritmico, che poco ha a che fare con la facile regolarità sinusoidale mentre si rivolge all’umana ricerca, con tutta l’ampiezza e la verità della libertà.

È blu, verde, bianco, cristallino, luccicante, trasparente. Alle volte grigio, nero, cupo.

È immensità, disperazione e mistero nel viaggio di Gilgamesh, re babilonese di Uruk, che affronta le proprie incertezze in un’epopea profonda e simbolica, alla ricerca del dono dell’immortalità.

È luogo di attraversamento e crescita per antonomasia nel ventennale percorso elettivo condotto dall’eroe greco Ulisse, nei ventiquattro libri dell’Odissea (in greco antico Ὀδύσσεια, Odýsseia), che il mare se lo guadagna e lo innalza a risvolti retorici, lo assurge a metonimia.

È specchio intenso e suggestivo del valore dell’indagine interiore nelle centosessantotto pagine di “Ferito a morte”, romanzo capolavoro letterario assoluto: affidato dall’autore Raffaele La Capria all’editore Valentino Bompiani nel 1961, risulterà vincitore, nello stesso anno, del premio Strega. Oggi annoverato tra i grandi classici del Novecento italiano, racconta un mare grande e profondo, a tratti accessibile, attraverso il quale emerge l’autorialità senza tempo che sa mettere in fila le parole con garbo ed imprevedibilità, mentre raccoglie i sentori ideologici trasformandoli in squisiti e pungenti artefatti narrativi. E’ un mare nel viaggio della vita, che indaga il resoconto esistenziale lungo la ricerca del proprio posto nel mondo, condensato tra le memorie di un’estate balneare, tutta italiana, nello spazio di una mattina universale, per tutti, attraverso tempi e tecniche narrative che si alternano sapientemente, intrecciandosi in un coraggioso turbinio di meccanismi letterari d’avanguardia.

È personificazione educativa giocosa ed instancabile nelle onde dell’autrice coreana e premio Hans Christian Andersen, Suzy Lee, che sfida le convenzioni architetturali affidando il senso dell’accoglienza delle proprie fragilità alle intercapedini letterarie tra le pieghe della rilegatura.

È risacca ed orizzonte nella ricerca elegante ed internazionale dell’autrice polacca Joanna Concejo, che regala al mondo un lavoro raffinato e meticoloso, fatto di tavole spesse e catartiche, capaci di amplificare il richiamo filosofico ed il piacere della dialettica. Declinazioni operose di blu e di seppia, attraversano le evoluzioni possibili di luci ed ombre, raccontando simbolicamente il moto complesso, dinamico e rappresentativo del divenire emotivo. Aperture ampie e liberali, che addirittura superano inaspettatamente la pienezza della doppia pagina, sanno raccontare il gesto benevolo della forza grezza e fantastica della natura, che si concede, fugge e poi ritorna, e ci conduce all’indagine sul senso della fugacità dell’esistenza.

ll mare.

E’ odore antico, dai lontani echi, che si rivolge alle funzioni sinestetiche dell’anima e la conforta sempre, anche nell’istante in cui esce allo scoperto la timidezza di un desiderio fragile, impaziente di oltrepassare i confini tangibili, preso com’è dal fascino di ciò che verrà.

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Image credits:: M come il mare, J.Concejo,, 2020 Topipittori L'Odissea, P.Barbieri, Sergio Bonelli Editore Gilgamesh, A.Gozzi, A.Antinori, 2022 Topipittori, L'onda, S.Lee, 2008, Corraini The Goldfish, 1925 P.Klee,

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